I sindaci della Romagna faentina preoccupati per gli effetti di un nuovo Decreto in tema ambientale
Il Decreto, in vigore dal 26 settembre 2020, non consentirà più di conferire alcune tipologie di rifiuti nelle ‘Stazioni ecologiche’.
A settembre dello scorso anno è entrato in vigore il Dlgs n. 116/2020 (del 26 settembre 2020) che modifica in modo sostanziale la parte IV del Testo Unico Ambientale, ridisegnando di fatto le regole sui rifiuti in attuazione delle direttive dell’Unione europea, meglio note come ‘Pacchetto economia circolare’. Il decreto interviene infatti sulla definizione normativa dei ‘rifiuti urbani’ specificando che “non possono più essere considerati tali i rifiuti da costruzione e demolizione, per i quali vengono indicate le modalità di stoccaggio provvisorio presso la sede dell’impresa o in subordine, per le piccole quantità, presso il luogo di produzione”.
Questo comporta che dal 1° gennaio 2021 i Comuni non possono più intervenire con un proprio regolamento comunale per assimilare i rifiuti speciali a quelli urbani. Per non creare disservizi e studiare meglio le soluzioni, la Regione Emilia-Romagna ha prorogato al 31 gennaio 2021 la possibilità dei conferimenti.
In buona sostanza, con l’attuazione del Decreto legislativo, non si potranno più conferire le piccole quantità di rifiuti provenienti da demolizione o piccole quantità di cemento-amianto nelle isole ecologiche, nel nostro caso gestite da Hera, dove fino a pochi giorni fa venivano conferiti in base ai regolamenti comunali che lo consentivano. Da qui nasce la preoccupazione dei sindaci dell’Unione della Romagna faentina i quali sottolineano che “pur considerando il nuovo Decreto legislativo un importante strumento per contribuire alla gestione della economia circolare, non si può non intuire la potenziale pericolosità derivante dall’esclusione al conferimento, presso il centro di stoccaggio dell’isola ecologica di piccole quantità di rifiuti inerti da demolizione. Infatti, mentre le imprese di costruzione sono già attrezzate per gestire questi rifiuti, non possiamo ignorare che la disciplina preesistente consentiva una gestione controllata delle piccole quantità di ‘inerti’ derivanti da tante micro-attività domestiche, quindi difficilmente inquadrabili nella normativa. Il rischio -concludono i sindaci dell’Unione- è che tanti che prima conferivano alle isole ecologiche, non potendolo più fare, li abbandoneranno dove capita, nei fossi lungo le strade o nei cassonetti, come peraltro avveniva in quantità significative prima che si attrezzassero allo scopo le isole ecologiche. Chiediamo pertanto una proroga di sei mesi per poter avviare una riflessione applicativa della norma per evitare un sicuro danno ambientale”.