Faenza-i disegni antichi della pinacoteca: la collezione giuseppe zauli
Venerdì 17 maggio in Pinacoteca comunale sarà presentato un libro di Giulio Zavatta sull’importante collezione
Venerdì 17 maggio, alle ore 17.30, in Pinacoteca comunale, a Faenza, sarà presentato il volume “Disegni antichi della Pinacoteca di Faenza. La collezione Giuseppe Zauli”, realizzato grazie alle ricerche di Giulio Zavatta dell’Università di Venezia, edito da NFC edizioni.
La collezione di disegni di Giuseppe Zauli, acquisita nel 1797 dalla Pinacoteca, costituisce in pratica l’atto fondativo dell’istituzione faentina, poi aperta al pubblico nel 1803.
Alla presentazione di venerdì prossimo interverranno l’autore, Giulio Zavatta, e Sauro Casadei, che per la pubblicazione ha scritto un saggio su Giuseppe Zauli, che di fatto è stato il fondatore della scuola comunale di disegno, della pinacoteca e ha, inoltre, svolto un ruolo importante nella salvaguardia delle opere d’arte faentine dalle confische napoleoniche.
La pubblicazione, oltre alla schedatura scientifica dei 57 disegni appartenenti al fondo e conservati nel deposito della Pinacoteca, contiene importanti saggi che contestualizzano la vicenda faentina nell’ambito delle nascenti scuole di disegno nel periodo di passaggio tra il regime di tipo antico e il nuovo ordine postnapoleonico.
Anche i disegni pubblicati, nella quasi totalità del tutto inediti, sono stati inseriti da Giulio Zavatta nel loro contesto storico che ha consentito importanti attribuzioni, come quelle date a Gaetano Gandolfi, al fratello Ubaldo Gandolfi, al forlivese Felice Cignani, a Giacomo Cavedone e a Vittorio Maria Bigari.
Un saggio particolare è dedicato ai fogli della collezione attribuiti al pittore faentino Ferràu Fenzoni, riconosciuti e pubblicati per la prima volta grazie agli studi di Giulio Zavatta.
Il valore di questa pubblicazione è stato riconosciuto anche da un’importante studiosa come Donatella Biagi Maino, dell’Università di Bologna, che nella rivista Giornale dell’Arte, in edicola questo mese, sottolinea il rigore e la passione della ricerca di Zavatta e definisce questa collezione pubblica fra quelle “che risultano fondamentali per la ricostruzione della storia dell’arte”.